Capobianco Trattori

La mietitrebbia: che cos’è, come è fatta e come funziona

La mietitrebbia, conosciuta anche come mietitrebbiatrice, è un macchinario agricolo che, in base alla testata di cui è munito, miete e trebbia le piante da granella: vari tipi di cereali e  leguminose secche.

Questa raccoglitrice mobile compie più azioni simultaneamente e in modo veloce: separa, pulisce e incanala i chicchi all’interno di un serbatoio, eliminando gli scarti. Poiché, di solito, questa tipologia di apparecchiature è caratterizzata da importanti dimensioni, viene destinata per superfici molto ampie. Va da sé che la peculiarità di tale apparecchiatura sia riferita alla potente capacità produttiva.

Altra considerazione da fare: la mietitrebbia ha un costo maggiore rispetto alle altre macchine agricole e per tale ragione, al fine di ammortizzarne la spesa, la sua operatività viene focalizzata solo in determinati periodi di tempo, brevi ma concentrati.

Se da un lato, sfruttare la mietitrebbia è una necessità, in funzione proprio dell’equazione costo-ammortamento-resa, dall’altro si sottolinea un aspetto fondamentale: tra i macchinari agricoli, la durata della mietitrebbia, in proporzione, è inferiore.

Un vantaggio non da poco è la versatilità della mietitrebbia: la sua diffusione non è limitata solo a determinati tipi di terreno, ma può essere impiegata anche nelle zone declive. In queste aree specifiche, dove la pendenza gioca un ruolo decisivo, si adopera un modello appositamente realizzato: la mietitrebbia autolivellante che, grazie a dispositivi azionati da servocomandi idraulici, riesce a mantenere in senso orizzontale la struttura di separazione e pulizia del prodotto.

L’articolo che abbiamo preparato approfondisce con attenzione e chiarezza:

  • cos’è la mietitrebbiatrice;
  • come è fatta;
  • a cosa serve e come funziona.

Che cos’è la mietitrebbiatrice?

che cosa è la mietitrebbia

La mietitrebbiatrice è una macchina agricola che combina i processi di raccolta e trebbiatura delle colture: frumento, orzo, colza, soia, girasole, mais, avena, segale e legumi secchi. La mietitrebbia è divenuta uno strumento d’aiuto molto valido per l’agricoltura: rende le operazioni più veloci, ottimizzando tempi,costi e fatica.

L’uso della mietitrebbia è fondamentale per una realtà agricola. Come asserito nell’introduzione, svolge più azioni in maniera simultanea, permettendo di compiere ogni processo: dalla raccolta alla trebbiatura e pulizia finale. Il vantaggio è palese: consente di raggruppare le colture con più efficacia e in tempi rapidi, dando la possibilità di raccogliere una quantità superiore di prodotto.

Il focus sul passato può confermare tale assunto. In epoche remote, la mietitura manuale effettuata dai contadini era davvero uno dei lavori più pesanti: fino al 1800, taglio, raccolta e pulizia del prodotto erano contraddistinti da un’attività di sole braccia.

Solo con l’evoluzione della meccanizzazione agricola, presero forma le mietitrebbiatrici. Dapprima rudimentali, divengono sempre più funzionanti e precise, fino ad essere apprezzate per il design.

Seppure l’investimento per la mietitrebbia sia oneroso, oggi, questo macchinario agricolo è sicuramente quello più ricercato dalle aziende, le quali hanno compreso l’utilità e il rendimento che ne deriva.

La mietitrebbia è distinta in tre tipologie:semovente, autolivellante oppure normale,trainata e portata, ma oramai le sono tutte semoventi. In base agli organi di propulsione, la mietitrebbia può essere: a ruote, semicingolata o a cingoli.

La mietitrebbia semovente, viene utilizzata per svariati motivi:

  • possiede un motore con differenti potenze;
  • può circolare su strada, perché sottoposta a omologazione;
  • permette un raccolto migliore grazie alla possibilità di lavorare in piano orizzontale;
  • è munita di impianto autolivellante. In questo caso, solo la barra di taglio opera in linea parallela a quella del terreno, consentendo una mietitura uniforme;
  • tramite un segnalatore acustico e visivo, informa l’addetto agricolo quando i vagli e gli scuotipaglia, non lavorando in condizioni perfette, possono generare il rischio di perdita del prodotto;
  • attraverso i sistemi di auto livellamento inseriti sulla mietitrebbia è possibile svolgere l’attività trasversalmente, con pendenze attorno al 40%, in salita, declivi del 30%, oppure in discesa, dove la pendenza si attesta al 10%.

La mietitrebbia trainata, invece, è un modello ormai obsoleto e abbandonato. Di solito è di piccole dimensioni e viene adoperata dalle aziende che lavorano appezzamenti di terreno limitati, per lo più in alta collina o in montagna. Opera come una semovente ma, a differenza di quest’ultima, la trasmissione del moto avviene attraverso la presa di forza della trattrice. La mietitrebbia trainata non si avvale del serbatoio e il prodotto viene ammucchiato manualmente da un operatore che è collocato sulla piattaforma laterale.

Infine, la mietitrebbia portata è caratterizzata dalle dimensioni ridotte e, come specifica il termine stesso, viene “portata” da una trattrice sull’attacco a tre punti. Questo modello, in Italia, non si è mai diffuso.

Al fine di comprendere con più attenzione le ragioni che rendono basilare l’uso della mietitrebbia, è doveroso partire dalla struttura interna del macchinario, per conoscerne le qualità. Scopriamo com’è fatta la mietitrebbia.

Come è fatta la mietitrebbia

come è fatta la mietitrebbia

La mietitrebbia è formata da un telaio all’interno del quale sono posti gli organi e apparati di taglio, trebbiatura, cernita, scarico e confezione della paglia. Nello specifico, la mietitrebbia è costituita da:

  • piattaforma anteriore che funge da taglio-convogliatore;
  • apparato, detto trebbiante, composto da battitore e controbattitore;
  • scuotipaglia e crivelli serviti da flussi di aria, a loro volta generati da specifici ventilatori allo scopo di separare le impurità del prodotto;
  • serbatoio in cui è collocata la materia finale;
  • sistema di distribuzione e scarico.

L’apparato di taglio è composto dalla piattaforma di alimentazione, all’interno della quale si trovano: la barra preposta alla falciatura-mietitura del prodotto e il convogliatore. Questi, dopo aver raggruppato e imboccato la materia raccolta nell’elevatore, la conduce al dispositivo trebbiante e a un abbattitore che agevola l’accesso delle piantine all’interno dell’apparato.

Tra le piattaforme di taglio più diffuse ricordiamo le varie testate:

  • da grano, comprende la barra falciante, gli spartitori, l’aspo, gli organi di collegamento, la regolazione e sostegno e i convogliatori-trasportatori. La barra falciante, munita di lama a movimento rettilineo alternativo, taglia le piante e, attraverso l’aspo battitore, le immette sulla piana della convogliatrice. La massa vegetale, poi, viene diretta verso i denti retrattili e spinta dagli stessi al battitore;
  • da soia, a differenza di quella da grano, possiede una piattaforma di taglio flessibile che permette di adeguarsi a tutti i tipi di terreno. La barra falciante ha due punte dette “sparticampo” alle sue estremità;
  • da mais, è costituita da spartitori in lamiera che terminano a punta. Questi separano in file le colture e proteggono sia gli organi di taglio che le catene convogliatrici. Sono dotati di denti che, incanalando la pianta dove viene tagliata, la invia al battitore;
  • da girasole, può essere compiuta tramite la testata da grano, lo stesso vale per la raccolta della colza. Poiché le aree coltivate a girasole sono in crescita, sono state realizzate apposite testate similari a quelle da mais.

La mietitrebbia possiede una struttura complessa che la rende uno strumento fondamentale per l’agricoltura. Entriamo nel vivo della sua utilità e approfondiamo, nello specifico, a cosa serve e come funziona.

Mietitrebbia: a cosa serve e come funziona

Mietitrebbia a cosa serve e come funziona

La mietitrebbia, in un unico ciclo di esercizio, miete e trebbia diversi tipi di colture. La prima azione, la mietitura, consiste nella raccolta dei fusti di leguminose, cereali o altre colture, mentre la seconda, quella relativa alla trebbiatura, svolta alla fine del raccolto, separa i chicchi di frumento dalla paglia e dagli scarti del fusto, la cosiddetta pula.

Il funzionamento della mietitrebbia è laborioso e caratterizzato da tre componenti: la testa, il battitore e il sistema di pulizia. La testa serve per recidere i fusti destinati alle operazioni successive. È costituita da una barra falciatrice che, sollecitata dall’avanzare della mietitrebbia, taglia il prodotto.

Successivamente, una ruota dentata, detta aspo, e un convogliatore dislocano i fusti recisi sopra un elevatore a nastro. Qui, il prodotto viene separato e trasferito nel battitore che, ruotando all’interno di un controbattitore, separa i grani dalla paglia.

Il prodotto, una volta sgranato dal sistema trebbiante, è suddiviso in paglia, semi e pula. Questi, dopo essere caduti sul piano alimentatore tramite la griglia del controbattitore, vengono convogliati verso il sistema di pulitura.

In seguito, la paglia andrà a collocarsi prima su un post-battitore a pale e poi sullo scuotipaglia dove sarà ridotta in polvere e rilasciata all’esterno. Grazie a un sistema munito di ventilatore e tramoggia e tramite la corrente d’aria, si compie un’azione di vagliatura che consente la pulitura dei grani dalla polvere, dai frammenti di paglia e dalla pula.

In un secondo momento, i chicchi cadono di nuovo su un altro vaglio che eliminerà eventuali residui, dopodiché, raggiungono l’elevatore e il serbatoio posto all’interno del corpo macchina, proprio tra la cabina di guida e il motore. Per mezzo di una coclea, i cereali vengono convogliati e scaricati sugli autocarri.

La mietitrebbia è uno strumento efficace e in continua evoluzione. Il metodo base della separazione della granella dalla pianta, effettuato grazie al sistema rotante, risale all’inizio della rivoluzione industriale. Durante i secoli, la mietitrebbia è stata soggetta a diverse trasformazioni che, eliminando i difetti, l’hanno portata a essere una soluzione affidabile per l’agricoltura.

 

 

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